Se rispondi excellent, come è successo a me la prima volta, un messaggio di ringraziamento ti liquida in pochi secondi. Se invece rispondi poor, come è capitato a me la seconda volta, un catalogo di definizioni politically correct, ma efficaci, ti invita a descrivere nel dettaglio se il problema era la puzza, il cesso sporco o la carta igienica mancante.
Quando finisci la selezione multipla dei tuoi fastidi, un compito messaggio ti rassicura sul fatto che il tuo feedback sarà preso immediatamente in considerazione.
Poi, quando comperi qualcosa in un negozio (almeno all'aeroporto) puoi sempre lasciare il tuo feedback su tablet posto giusto a fianco del visore della cassa.
Infine, nei negozi "open space", un operatore, dotato anch'esso di tablet spesso ti tende un agguato chiedendoti un feedback completo e dettagliato sulla tua ultima transazione, che sia andata a buon fine o no, non importa molto...
Chissà se usano metodi simili per i politici. Lo facessero in Italia, ammesso che il riscontro fosse reale, cambieremmo governo ogni altro giorno...
Il giro in città, gratuito e super organizzato, inizia con la folata di caldo equatoriale che ti investe appena esci all'aperto. La solerte guida, sbrigativa, ma cordiale ci racconta un sacco di cose sulla città stato e sui suoi orgogliosi e (benestanti) cittadini. Qui la disoccupazione non esiste e uno su sei è milionario...
Le case governative non sono appannaggio dei più poveri, anzi. In funzione del reddito te ne assegnano una via via più bella. I condomini, altissimi e protetti, sono spesso disposti a cerchio attorno ad aree di svago, con piscine e campi da tennis.
Le costruzioni, in effetti sono molto ardite e diversificate. Nella zone della Marina Bay, i grattacieli delle grandi Banche internazionali, svettano sfidandosi tra loro, mentre sullo sfondo i tre grattacieli che sostengono una nave sfilante, catturano milioni di clic digitali, spesso accompagnati dall'immancabile gioco con la prospettiva sulle mani alzate a sostenerla.
Abbiamo avuto fortuna, perché nei venti minuti di sosta, la doccia calda di pioggia equatoriale ha dato una tregua permettendoci di emulare una folla di giapponesi davanti alla Torre di Pisa.
La sosta a Chinatown invece è saltata a causa della pioggia. Ci passiamo in mezzo, ma non mi sembra 'sto granché : come in altre parti del mondo, ad esempio Chicago, la zona cinese si sviluppa con le sue costruzioni caratteristiche e le migliaia di negozi di spezie e cianfrusaglie, si sviluppa sullo sfondo della modernità dei grattacieli.
Ma la cosa che impressiona di più, a parte la tempesta che si sta scaraventando sull'aeroporto, facendo notte anzitempo, è la quantità di verde, di piante, fiori, giardini e campi di golf che, nonostante una altissima densità di abitanti per km quadrato, riempiono ogni angolo libero. Inclusi i balconi dei condomini che, per la verità, quando sono popolari offrono in bella mostra anche variopinti filari di panni stesi.
Gli alberi più belli, a parte alcuni ficus giganteschi dai tronchi formati da decine di tronchi intrecciati, sono quelli a forma di ombrello che accompagnano tutto il tragitto verso il centro. Hanno il tronco largo e rastremato e, all'apertura dell'ombrello di rami,ospitano spesso delle grandi piante, a volte con foglia larga come una palma, altre più simili a felci. Con Enri ci chiediamo se sia una forma di simbiosi, parassitismo o mutualismo. La domanda resterà senza risposta, così come il dubbio sul nome di quegli alberi. La guida, sparisce all'arrivo in aeroporto, senza lasciarci il tempo di chiederle se ne conosceva il nome né darci la possibilità di darle un feedback, positivo, ovviamente.
Ora, Enrico sta crollando dal sonno. Ci concediamo una sosta di 5 ore in una lounge pay per use. Vediamo se recuperiamo qualcosa.
Nel frattempo... Luca, dove sei? Che stai facendo? Fatti vivooooo!
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