È a Sydney, la prima impressione che hai è di essere in un collage composto con un pezzettino di Chicago, un po' di New York e un bel po' di Londra.
Il nostro albergo, un po' deludente, si trova vicino alla stazione di King Cross. Ci rilassiamo un po' dopo aver fatto esplodere le valigie e gli zaini ed aver cosparso la camera di biancheria e cianfrusaglie. Da qui si può scendere a piedi verso la baia attraverso il Parco Botanico. Decine e decine di alberi tropicali con mastodontici ficus e particolari specie di conifere che non vedi nell'altro emisfero, accompagnano il leggero pendio erboso. Qua e la degli strani uccelli dal becco lungo e ricurvo, becchettano il terreno alla ricerca di cibo. Sono grandi come fagiani. Luca ci racconta che sulle prime aveva preso a fotografarli come avesse visto un'aquila reale, poi gli hanno spiegato che qui sono comuni come da noi i piccioni.
La natura, quella si, ci ricorda che siamo nell'emisfero australe.
Un sacco di gente, quella non obesa, fa jogging sulla pista che a tratti è di legno marino come ill ponte di una nave antica. La lunga costruzione portuale che affianca la base militare dove stazionano delle grandi navi da guerra (da chi dovranno mai difendersi gli australiani?), ricorda molto quello di Chicago e deve, in effetti, risalire a qualche secolo fa.
In un attimo si arriva al teatro dell'Opera con le sue caratteristiche cupole. La forma sembra quella di gigantesche tartarughe piastrellate. Il rivestimento è infatti fatto da piccole piastrelle color avorio. Ricordano quello di certi casermoni anni '70 e, in effetti, il teatro fu inaugurato da her majesty Queen Elisabeth nel 1973.
L'interno, rivestito di legno chiaro è imponente. Proviamo a vedere se ci sono tre posti per lo spettacolo Romeo and Juliet che Luca vorrebbe vedere più che altro per la vicinanza con la città di ambientazione, ma la signorina alla cassa smorza il nostro entusiasmo. Tutto pieno. Forse su internet c'è ancora qualche biglietto. Gentilmente ci fornisce l'indirizzo di un sito dove provare.
La passeggiata verso il cuore della città conferma la prima impressione.
Sydney sembra non avere una sua impronta caratteristica, a parte le cupole dell'Opera, ma piuttosto è la copia ribaltata delle città del nord da cui provennero i suoi abitanti. La sopraelevata in ferro ossidato che scorre vicino ad una moderna nave di crociera qui ormeggiata, ricorda Chicago. Certi grattacieli dei soliti colossi bancari ricordano New York, così come la via principale che potrebbe essere Oxford street o una copia ridotta della Fifth Avenue. C'è persino un parco che si chiama, manco a dirlo, Hyde Park!
Ceniamo in un ristorante argentino, il Gaucho, in Stanley Road, non lontano dal nostro albergo e di ritorno da questa lunga passeggiata. Carne buona e padrona molto ospitale. Si interessa a noi è ai nostri programmi con discrezione offrendoci aiuto anche in spagnolo, perché quando sente che siamo italiani, preferisce parlarci così.
Nonostante il fuso, la stanchezza e l'emozione e, anche se, più che in Australia mi sentii a Londra, il sapore di vacanza inizia a pervadermi leggero ed attraente.
Domani, tempo permettendo, ci aspetta ill mare di Bondi Beach.
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