Nonostante la forzatura di costruirvi un villaggio turistico, ben mimetizzato, ma dotato di tutte le banalità per turisti annoiati, tipo il karaoke che mi fracassa i timpani in questo momento, l'atmosfera che questo zona irradia attorno a sé ha un sapore veramente ancestrale.
Un incantesimo di sabbia che immobilizza le percezioni e rimanda indietro nel tempo a quando le popolazioni indigene leggevano in ogni buco di questa terra la traccia di un evento da tramandare.
Questa sera però non ce la faccio.
Ci siamo svegliati presto a Brisbane, abbiamo rimbalzato a Sydney, preso al volo una macchina all'aeroporto di Ayers Rock e bordeggiato per i vari punti del parco di Urulu per fotografare un tramonto che colora la montagna di sfumature d'oro rosso.
Poi una lezione con gli astronomi. Nonostante la sciagura della Luna che sbianca ogni stella, sono riusciti a darmi l'illusione di aver ritrovato la vista dei 15 anni facendomi osservare nel telescopio ammassi globulari, aperti, galassie e stelle come solo allora li vedevo.
E, siccome il cielo qui senza la sciagurata deve essere uno spettacolo, la sveglia la puntiamo alle tre, così potremo vedremo le stelle e poi il sole sorgere dietro Uluru. Qui, nella Luna a testa in giù nessuno ne riconosce le sembianze umane che noi le attribuiamo e tutti vedono un coniglio nelle sue ombre. La foto è fatta dal mio telefono nell'oculare del telescopio!
Poi domani, forse dopo aver riposato un pochino, ce ne andiamo ad una cinquantina di km da qui a vedere Kata-Tjuta, un'altra montagna spettacolare e, spero, magica come questa.
Insomma, un finale davvero con i fiocchi, come diversamente non poteva essere.
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