Il bush, con la sua vegetazione sparsa sulla terra rossa dell'Outback, visto dal finestrino dell'aereo traccia sagome colorate e punteggiate come nei bellissimi disegni degli aborigeni. Sembra quasi che la loro tecnica, così al tempo stesso naif e complessa, abbia preso ispirazione dallo scorcio di questi territori visti dall'alto. Probabilmente dalla sommità di Uluru o delle Olghe ( così vengono anche chiamate le rocce di Kata Tjuta) si può godere dello stesso effetto ed è da lì che è nata la tradizione dell'arte figurativa locale.
A proposito, anche se non è espressamente vietato dalla legge e sia ancora esistente un percorso guidato con un corrimano simile ad una ferrata che arranca su un costone della montagna, l'arrampicata di Urulu è considerata un oltraggio alla sua divinità.
I turisti, senza eccezione alcuna, in questi giorni almeno, sono del tutto invogliati a rispettare questo desiderio.
Esiste addirittura un registro dove puoi esplicitare la tua rinuncia ed un altro in cui sono raccolte le lettere di pentimento di chi, non conoscendo le usanze locali, si è appropriato di ciotoli o pezzetti di roccia e poi, contrito, li ha rispediti indietro.
In effetti, la particolarità così affascinante di essere un unico masso conferisce ad Urulu un alone quasi esoterico, perfettamente interpretato, nella sua ricchezza di sfumature, dal cambiare del colore durante le ore del giorno ed il corso delle stagioni.
Un'immagine ancor più d'effetto potrebbe essere quella di vedere le sue espressioni sotto una forte pioggia. Un gigante ranicchiato, con la testa nascosta nella sabbia, lascia che tutte le rughe e cicatrici delle sue spalle siano percorse dai rivoli di un'acqua rara e luccicante come un filone sotterraneo di diamanti riportato alla luce del sole.
Lo sguardo ad Urulu ha proprio Il potere di rapirti in pensieri lontani che costeggiano le origini e l'evoluzione dell'uomo, così stranamente simili alle nostre anche in questa terra separata da tutto il resto del mondo milioni di anni fa.
In effetti, le sembianze degli aborigeni che abbiamo visto qui in giro richiamano fortemente quella delle raffigurazione degli uomini primitivi. Anche se sono corpulenti e, a volte, veramente molto grossi, hanno labbra carnose e sporgenti, i capelli arruffati su una fronte un po' sfuggente, e sono, almeno per me inaspettatamente, molto scuri di pelle. Nel resort ce ne sono alcuni che lavorano, altri, soprattutto donne, che raccolgono le donazioni dei gestori dei locali. Ci diceva il commesso che tutti i ricavati delle vendite dei loro manufatti, dipinti, boomerang, braccialetti e monili, vengono riversati nelle casse della comunità di aborigeni che si estende in tutto il territorio centrale, sconfinando negli stati del West Australia, South Australia e Northern Territories.
In effetti, le sembianze degli aborigeni che abbiamo visto qui in giro richiamano fortemente quella delle raffigurazione degli uomini primitivi. Anche se sono corpulenti e, a volte, veramente molto grossi, hanno labbra carnose e sporgenti, i capelli arruffati su una fronte un po' sfuggente, e sono, almeno per me inaspettatamente, molto scuri di pelle. Nel resort ce ne sono alcuni che lavorano, altri, soprattutto donne, che raccolgono le donazioni dei gestori dei locali. Ci diceva il commesso che tutti i ricavati delle vendite dei loro manufatti, dipinti, boomerang, braccialetti e monili, vengono riversati nelle casse della comunità di aborigeni che si estende in tutto il territorio centrale, sconfinando negli stati del West Australia, South Australia e Northern Territories.
Questa loro presenza, così forte nello spirito, ma tanto discreta nella fisicità, contribuisce a rendere affascinanti, attraenti ed un pochino misteriose le loro tradizioni.
Fossimo da qualsiasi altra parte di un mondo civilizzato, soprattutto nel suo sud, e ci trovassimo nei pressi di un insediamento turistico frequentato come questo, saremmo probabilmente assediati da venditori ambulanti o intralciati da bancarelle di cianfrusaglie. Qui, invece, siamo immersi in una silenziosa solitudine di benvenuti ospiti di un popolo che sta cercando di ritrovare una dignità calpestata dagli invasori e che ci chiede soltanto di rispettare le loro tradizioni, semplicemente non sostando o fotografando in alcuni punti.
Mentre ci perdiamo entrambi in questi pensieri di confine con le nostre origini, d'un tratto, quasi simultaneamente, ci rendiamo conto del perché Urulu è così magica ed attraente: in questo luogo è raccolta e sintetizzata l'unica vera storia di questa terra. Tutto il resto è solo una copia, troppo recente anche se spesso affascinante di quanto puoi vedere anche da noi.
Urulu è un po' come le piramidi, o il Colosseo, o il Partenone, ma è diversa per il fatto di essere così unicamente naturale e non frutto di un artefatto umano.
Per quanto belli ed impressionanti possano essere i monumenti che ho citato sopra, la caratteristica di essere così "unicamente" legata alla storia dello sviluppo dell'uomo qui, in questo universo così isolato fino a pochissimi secoli fa, gli conferisce un fascino ancor più ancestrale, quasi sovrannaturale.
Assieme alla forza naturale degli alberi e degli animali, così diversa da quella a cui siamo abituati, è proprio questa rivelazione della multiforme unicità di Urulu, l'impressione che porteremo a casa con maggior emozione.
Poi, più prosaicamente, un'altra cosa almeno io porterò di sicuro a casa: le mie scarpette da tennis.
Benché oramai si siano trasformate in letali armi chimico-batteriologiche, sono diventate tutte rosse grazie alla polvere che ha accompagnato i nostri passi in questa magia assolutamente unica.
Le terrò così fino alla prossima volta che sarò qui.
A dispetto della lontananza e dell'unicità che sembra prevalere in ogni aspetto di questo posto (anche nel fatto che sembra difficile pensare di tornare qui una seconda volta) vorrei invece farvi ritorno con Elisabetta per condividere questa magia da una diversa angolatura.
A dispetto della lontananza e dell'unicità che sembra prevalere in ogni aspetto di questo posto (anche nel fatto che sembra difficile pensare di tornare qui una seconda volta) vorrei invece farvi ritorno con Elisabetta per condividere questa magia da una diversa angolatura.
Ogni promessa è un debito....
P.S.: Stanotte la sveglia ha funzionato bene e così, un po' assonnato, sono andato sul belvedere per provare a ritrarre Urulu in vestito da sera. A dir la verità prima di arrivarci senza Enrico a cui in fatto di orientamento mi affido totalmente, mi sono perso un paio di volte.
Dopo un po' però mi ha raggiunto anche lui. Mi ha piacevolmente colto di sorpresa e quando mi ha rivolto la parola, io, mezzo rimbambito dalla notte e ormai completamente orbo anche di giorno, l'ho scambiato per uno straniero e gli ho risposto :"Sorry?".
La storia della vista che non c'è più impatta un bel po' sulla qualità di foto prese al buio. Mettere a fuoco l'immagine è un lancio ai dadi più che una tecnica precisa.
E poi, le luci del villaggio disturbavano parecchio, quindi il risultato, anche 'sta volta non è un granché. Il profilo di Urulu, si vede laggiù in fondo e sopra di lei (o lui) un manto stellato con il braccio della Galassia la (o lo) proteggono dagli spiriti maligni.
Un dio non può avere un sesso.
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